Lavorare da casa è splendido, ammettiamolo. Recentemente ho sperimentato quali siano i vantaggi enormi del lavorare comodamente in tuta (o in pigiama per i più audaci) con i capelli legati in stile samurai e il pacco di snack che semina briciole sulla tastiera come fosse un contadino col campo. Lavorare da casa permette sicuramente di gestire il proprio tempo con libertà assoluta e seguire i propri ritmi naturali, in più permette di lavorare più o meno da qualsiasi luogo dotato di connessione a internet, cosa che trovo più che comoda essendo incline al vagabondaggio estremo tra la giungla di impegni in varie zone della città. Tra gli altri vantaggi c’è quello di riuscire a consumare pasti decenti preparati al momento senza doversi dissanguare a mangiare fuori ogni giorno o costringere a mangiare cibo freddo portato da casa, poi sicuramente una nota di merito va al fatto di poter lavorare anche dal bagno, in caso di urgenze improvvise, o dalla cucina, in caso di voglie improvvise di torte al cioccolato.

Tuttavia la vita di chi lavora da casa non è tutta torte e tute. Soprattutto per chi non è ancora molto navigato, questo tipo di lavoro presenta delle insidie non indifferenti, che spesso influiscono negativamente sulla qualità del lavoro o sui propri ritmi di vita (nel peggiore dei casi su entrambi in contemporanea). Per il principio secondo cui anche i migliori inciampano, anche a me è capitato di accorgermi di cascare in pieno nelle tre principali insidie del lavoro da casa: la trascuratezza, le distrazioni e la comodità.

Trascurarti danneggia te e chi ti sta intorno

O anche “quando la tuta è il problema minore”. Non è solo una questione di essere trascurati esteticamente, lavorare da casa porta a confondere lavoro e tempo libero e gli scenari possibili sono tre (e sono tutti apocalittici):

1. il lavoro fagocita il tempo libero e prende il sopravvento: la tua identità in quanto essere umano con interessi, impegni e amicizie si annulla completamente, sei reperibile h24 e ogni momento è buono per riprendere quel file “mi mancano solo 8.000 parole, ora le finisco”. Il cervello non riposa mai, anche se vieni costretto ad allontanarti dal fedele pc e ti viene scollegato il router a forza, la tua testa resta sempre su quel file da finire, sulla consegna imminente. Essere stacanovisti non solo impedisce di godersi un momento di svago o concentrarsi su un impegno diverso dal Ctrl+Enter lavorativo, ma è un problema per la salute fisica e mentale: si comincia col rinunciare allo sport, perché sei tu l’unico che può trascinarsi in palestra/piscina/qualunque luogo in cui si pratica attività fisica e sei anche la persona più facile da convincere a non staccare le mani dalla tastiera, poi si passa a “paccare” gli amici, perché per essere una palla al piede distratta, meglio non averti intorno, fino a tramortire il partner per tenerlo buono mentre finisci il file (nonostante tu sia in anticipo con la consegna di dodici giorni su sette che ne avevi per consegnare).

2. il tempo libero surclassa il lavoro: il lavoro diventa un ameno (o meno ameno) intermezzo tra il corso di cucito e la birra con gli amici, un intervallo tra gli impegni più o meno obbligatori che una vita umana richiede. La qualità del lavoro rischia di subire gravi colpi, perché l’impegno che gli dedichi è pari a quello del sudoku che hai trovato l’altro giorno nei meandri del mobiletto del bagno quando avevi scordato il cellulare in carica. Essere più concentrati sull’andamento degli eventi mondani della propria città che sui giorni di consegna, porta a fare errori banali, che si potrebbero evitare in tutta tranquillità riportando il proprio cervello giù dalle nuvolette rosa di zucchero filato.

3. il tempo libero e il lavoro si mescolano in un mix micidiale: distinguere le pulizie di casa dalla pulizia del disco del pc non fa più molta differenza. Giri il soffritto sul fuoco con la mano destra mentre col la sinistra digiti sul computer che è pericolosamente appoggiato alla pentola per l’acqua della pasta, vai a cena da amici portandoti il pc per la paura di non accettare un lavoro in tempo, il bot di Telegram collegato a Gmail diventa il tuo amico più fedele e rispondi alle mail a qualunque ora del giorno e della notte a prescindere dal tuo tasso alcolemico. Riesci a lavorare male, senza mai riposarti, quindi arrivi al primo giorno di pausa (forzata) stanco che devi tenerti gli occhi aperti con gli stuzzicadenti e della consistenza di un budino, ma anche con una sfilza di feedback negativi o ritardi nelle consegne che farebbero spavento anche ai fannulloni più intrepidi.

Distinguere tra tempo libero e lavoro è essenziale se non vuoi lavorare una vita per spendere tutto in psichiatra e cardiologo per il resto dei tuoi giorni: prima lo si impara, più si risparmia.

Per distrarsi basta un filo di vento

Tra offerte telefoniche, coinquilini molesti (di varia natura, dai nonni ai partner, con tutte le varie sfumature di mezzo, a seconda della situazione), postini inopportuni, cellulari che vibrano senza sosta e chi più ne ha più ne metta, lavorare sembra un’impresa titanica. Quando poi si aggiungono gli impegni casalinghi, la gestione di social e siti, l’invio di curricula e le prove di traduzione la situazione diventa completamente ingestibile. Spesso non basta nemmeno staccare il telefono e limitare l’uso di internet al puro lavoro, perché le menti brillanti sono inclini alla distrazione a prescindere dall’intervento del mondo esterno, l’unica soluzione è trovare quell’unica condizione di pace esteriore oltre che interiore misticamente ideale per trovare la concentrazione perfetta. Per qualcuno potrebbe voler dire chiudersi in uno stanzino buio, per altri rannicchiarsi sotto il telefono della doccia, oppure ripiegare su soluzioni meno casalinghe come una lezione universitaria della sede più vicina a casa propria, una conferenza sulle abitudini alimentari dei lemuri, il cortile di un asilo pieno di bambini urlanti, d’altronde: “il mondo è bello perché è vario”, ma soprattutto perché è strano. Basta non escludere ogni strana possibilità, tutto è concesso nella ricerca della concentrazione.

Mettersi comodi come atto rivoluzionario

Questa idea che le sedie da ufficio e le scrivanie siano l’unica soluzione possibile per evitare dolori articolari e problemi di salute vari è una grande verità, tuttavia la realtà come sempre è più complicata. Per chi, oltre ad essere un lavoratore casalingo, è anche un lettore accanito, non è così strano pensare a posizioni umanamente complicate da realizzare per mettersi a lavorare in tutta comodità. Così una poltrona, un letto, un tappeto, un cuscino gigante, un bancone della cucina, uno stendino e persino una vasca diventano uffici ideali a scapito della salute della propria schiena. Il comitato per la protezione della colonna vertebrale è contrario a questa lotta per la comodità, tuttavia essere comodi contribuisce alla ricerca della concentrazione perciò spesso è meglio investire in lezioni di yoga e ingressi in piscina per curare la schiena, ma lavorare in pace mistica e col sedere ben posato.

Trovare il giusto equilibrio come sempre è la soluzione madre. Però, nonostante le difficoltà, è davvero sano e necessario cercarlo, lasciando spazio alla fantasia, perché ognuno è composto a modo suo e ogni soluzione è quella ideale, basta capire per chi. Detto questo, buon lavoro, comunque vogliate organizzarvi per farlo.

Le 3 insidie del lavoro da casa

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