Lo ammetto: sono una fan sfegatata della saga di Harry Potter. Ho letto e riletto i libri a ripetizione negli anni e ho imparato a leggere proprio sulle pagine de La pietra filosofale della Rowling. A prescindere dall’affetto che provo per la storia, negli anni ho apprezzato sempre di più anche gli aspetti più marginali dei libri, tra i quali indubbiamente spicca la lingua. Intanto ho trovato interessante la nuova traduzione di Bartezzaghi, che differisce ampiamente dalla prima, ma ha diversi punti di forza. Da potterhead affezionata ho sofferto un po’ nel leggere i nomi modificati, come anche il famoso incantesimo-non-incantesimo che Ron esibisce durante il suo primo incontro con Hermione. Tuttavia da traduttrice non ho potuto fare a meno di apprezzare anche alcune delle modifiche più invadenti, soprattutto il cambio radicale del registro: infatti in questa seconda traduzione il primo libro della saga smette di porsi come un libro per bambini.

L’articolo che propongo qui di seguito analizza in modo specifico la grande opera del genio della Rowling, che, non per prima in effetti, ha dato vita a un mondo completamente nuovo prestando attenzione anche a tutti i piccoli particolari che lo hanno reso negli anni così coinvolgente e di successo, compresa la lingua. Anzi, le lingue! Infatti nei libri troviamo un sistema linguistico complesso e variegato, che delinea i tratti del mondo magico caratterizzando le creature e i maghi in modo molto profondo, esattamente come fa una lingua con qualunque cultura. Vi lascio volentieri a questa interessante lettura, voi, che siete rimasti con Harry fin proprio alla fine.

 

Per costruire un immaginario fantastico non servono solo creature magiche, paesaggi suggestivi e costumi in calzamaglia, ma anche parole potenti. Lo sa bene Tolkien, che per la sua monumentale opera ha creato ex novo una lingua artificiale come l’elfico.

Non si è dimostrata da meno J.K. Rowling, che non è soltanto la scrittrice della saga fantasy per ragazzi più celebre di tutti i tempi, ma anche una grande innovatrice in campo linguistico. La sua creatività espressiva non ha trasformato solo l’inglese, ma ha altresì vivacizzato le altre lingue sotto la spinta propulsiva del lavoro ingegnoso dei traduttori. Sono entrati ormai nel vocabolario comune neologismi come babbano, horcrux, quidditich, burrobirra. Oltre a diffondere innumerevoli parole ed espressioni inventate, la saga ha avuto il merito di rinvigorire termini già esistenti, ma considerati desueti o rari come la parola malandrino , che è stata immessa di nuovo nel lessico dei parlanti.

 

Lingue fantastiche e dove trovarle

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